Contatti all'ascolto
Ascoltare non è il semplice stare a sentire, ma una combinazione tra ciò che l’altro sta dicendo e un coinvolgimento attivo.
Significa saper utilizzare l’empatia per entrare in sintonia con l’altro. L’atteggiamento di ascolto migliore è la comprensione, cioè provare a capire e sentire lo stato d’animo del nostro interlocutore.
Metterci in ascolto attivo dimostra all’altro che lo stiamo ascoltando, attraverso una restituzione del suo contenuto con parole diverse. Il messaggio che inviamo è: “Ciò che tu mi stai dicendo è importante”.
A chi ascolta serve per verificare se il messaggio è stato compreso e a noi che comunichiamo di sentirci ascoltati con attenzione.
Per fare questo possiamo utilizzare tre strategie:
- Parafrasare: riformulare cioè i concetti dell’altro utilizzando parole diverse. Esempio: “Quindi mi stai dicendo che…, dal tuo punto di vista..., mi pare di capire che...”;
- Riflettere i sentimenti dell’altro: “Deve essere stato brutto... Ti sarai sentito male...”. Questo consente all’altro di sentirsi compreso e ascoltato in modo empatico, con partecipazione emotiva;
- Riepilogare: riassumere ogni tanto ciò che il nostro interlocutore ci sta dicendo.
L’ascolto attivo è una forma di comunicazione completa che ci rende disponibili nei confronti dell’altro e che coinvolge aspetti comunicativi verbali e non verbali associati all’attenzione e alla comprensione, accogliendo l’altro senza invaderlo per facilitare la costruzione di una buona relazione.
Quando ascoltiamo davvero una persona e ciò che è importante per lei, mettendo la nostra attenzione non solo alle sue parole, ma a tutto ciò che fa, e le facciamo capire che abbiamo ascoltato i suoi significati privati e personali, attiviamo tra le varie cose uno sguardo pieno di gratitudine. L’altro si sente più rilassato e vuole dirci molte cose del suo mondo, sente un senso di libertà perché non viene giudicato. Quando siamo davvero ascoltati recepiamo il nostro mondo in un modo nuovo!
È molto importante accogliere l’altro senza pregiudizi evitando di dare soluzioni già pronte.
Di solito, quando ascoltiamo una persona che ci confida un problema, siamo tesi a trovare soluzioni: “Perché non fai così?”, “Io farei cosà”, niente di più reattivo per il nostro interlocutore.
Chi ha un problema ha bisogno di esporlo, perché così facendo già riesce a prenderne una consapevolezza diversa, ma ha anche necessità di trovare da solo una soluzione, benché spesso appaia confuso.
Ogni volta che diamo una soluzione impoveriamo chi abbiamo davanti e incorriamo nel rischio che l’altro torni arrabbiato, perché la nostra soluzione è stata fallimentare. Le nostre soluzioni partono dalle nostre esperienze, dai nostri vissuti che non possono mai essere gli stessi dell’altra persona. È sufficiente sapere che, al posto di un consiglio, possiamo formulare una semplice domanda: “Come pensi di poter risolvere questa situazione?”.
In questo modo permettiamo all’altro di sperimentare e, di conseguenza, incrementare la sua capacità di pensiero laterale. La soluzione non deve piacere a noi, ma a chi la cerca e, se dovesse essere quella sbagliata, intanto avrà avuto la possibilità di apprendere un meccanismo che lo aiuterà ogni volta che avrà necessità di trovare soluzioni: il pensiero attivo.
L’amicizia è la vera avventura in cui ci scopriamo più nel profondo, in cui sviluppiamo la nostra capacità di ascolto, di attenzione e sincerità di espressione. L’atteggiamento di ascolto nasce dalla convinzione che l’altro ha un messaggio da offrire.
Ascoltarlo significa sincronizzarci con lui, entrare nel suo mondo con curiosità, superare ostacoli di pregiudizio e di facile giudizio che si possano frapporre, interessarci a tutto ciò che esprime, evitando monologhi e nostre prevaricazioni. Questa disponibilità all’ascolto conduce a un atteggiamento di comprensione profonda, intuitiva dell’altro, capace di interpretare il suo mondo nel lato più positivo, senza giudicarlo alla luce di noi stessi, delle nostre virtù e dei nostri schemi mentali.
L’obiettivo dell’ascolto, nel nostro contesto, è quello di farci conoscere l’altro, perché stiamo cercando relazioni nutrienti non solo personali ma anche professionali, persone con cui condividere i nostri valori, il modo di lavorare e di vivere secondo questi valori. È molto importante in questa fase dell’ascolto conoscere l’altro come abbiamo fatto con noi stessi, avendo ben chiaro: Il perché fa quello che fa – la vision – la mission - i valori - l’identità - il talento.
È probabile che chi abbiamo davanti non conosca i termini che utilizziamo. Sta a noi quindi guidarlo con le nostre domande per capire chi è, cosa fa e perché; come si vede nel suo futuro, qual è il suo talento, cosa sa fare davvero bene, la sua specializzazione.
Solo in questo modo saremo in grado di trovare tutti i punti di contatto nelle reciproche cinque aree della vita, sui quali costruire la relazione personale e di lavoro, per generare business in maniera continuativa e soddisfacente.