Il Business a tavola
In alcuni articoli precedenti ho parlato di come siano stati significativi alcuni percorsi di marketing referenziale, in termini di formazione e consulenza verso i miei partners e clienti.
Uno di questi percorsi si è sviluppato in un metodo originale che trova applicazioni nel relazionarsi insieme a tavola, anche in ambito extra business; questo percorso l’ho battezzato con un neologismo: Referral Tasting.
Referral Tasting è un universo intero per me. Ha a che fare col sentire, percepire.
Conoscete le teorie dell’Estetica? Spesso pensiamo ad estetica come un insieme di regole di bellezza canoniche ed esteriori fino alla chirurgia più invasiva. Talvolta ci convinciamo talmente dell’utilità dell’estetica da non sentirci più uniti a noi stessi ma divisi fra quello che dovremmo essere per apparire belli, e quello che in realtà siamo: unici, veri, irripetibili.
Proviamo ad andare alle origini di questa parola per trarne un grande insegnamento. Dal greco estetica è aisthētikós, descrive l’esperienza di stupore e meraviglia che passa attraverso i sensi e li modifica creando piacere da cui si esclama: che bello! Da qui il detto ben più popolare: non è bello ciò che è (definito) bello, ma è bello ciò che piace. Il piacere va provato, non può prescindere dai sensi.
L’esperienza estetica del bello, poi distorta negli ultimi decenni in bellezza estetica fatta di canoni precostituiti, sta alla base della nostra vita. Perfino chi sa apprezzare un film splatter, horror, uscendo dalla sala del cinema può dire che bello riferendosi alla propria esperienza emozionale vissuta. Pensiamo alle montagne russe: uno shaker totale fatto per stupire, spaventare, allertando tutti i sensi spinti al limite del pericolo e dell’adrenalina.
Se non approfondiamo questo, difficilmente capiremo perché Referral Tasting pone le sue basi proprio sull’esperienza estetica percettiva del bello, a tavola! Che poi slitta in buono.
Ricordate quanto era buono l’odore dei biscotti, magari a casa della nonna? Quanti affetti ed emozioni si legano alle esperienze sensoriali di quando da bambini sapevamo degustare con tutti i sensi sollecitati? I biscotti sono sicuramente gustosi in qualunque pasticceria che abbia una ricetta studiata e provata, ma per noi, i biscotti veramente buoni, sono quelli della nonna! Davanti al buon cibo, possiamo mettere soltanto il cibo buono! Spostando l’accento dal cibo verso la percezione dello stesso, quindi all’esperienza estetica.
La scintilla che accende ciò che è semplicemente cibo e nutrimento, può svilupparsi in amore e cura se desideriamo far sentire bene le persone oggetto della nostra attenzione. Quindi valorizzare in modo positivo lo stupore del nostro partner a tavola, per nutrirlo di esperienze estetiche del buono, oltre che offrire del buon cibo.
Questo sentire estetico legato al piacere del gustare, trova in me origini semplici. La mia famiglia è composta di persone che si sono date da fare per vivere e che non sono mai state facilitate da eventuali agi di status sociale.
La cosa bella è che non è mai mancata l’attenzione e la cura per il cibo buono, condiviso volentieri con altre persone con cui stare insieme a nutrirsi. Era bellissimo. Nutrirsi di cibo, ma anche di affetti, parole, racconti, sorprese, risate, cattive notizie, tutto attorno la tavola, la vita attorno alla tavola:
"Sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita… non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale"(....)"All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio"
Non dimentichiamo che Marcel Proust è stato il primo letterato a mettere giù emozioni/ricordi legati al cibo, in ‘Alla ricerca del tempo perduto’.
Vediamo che resta nella storia proprio la Madeleine di Proust citata nel gergo comune come sindrome di Proust. Il dejà vu, lo stupore, il trasalire di ricordi emozionanti grazie al risveglio del senso cui questi si sono ormai indelebilmente associati.
Non sono solo importanti i contenuti del “cosa” si mangia, quindi, ma tutto l’insieme. Intendo un nutrire in senso più ampio.
Questo è vicino all’altro tema che mi coinvolge fino in fondo, quello della felicità. Se mi fermassi seduto in una stanza cercando un motivo per essere la persona più felice del mondo, non so esattamente cosa direi, ma ho la certezza in assoluto che ovunque si trovi la felicità, di sicuro non è da soli.
Immaginando di avere il meglio a disposizione, cibi prelibati di tutti i gusti preferiti, e averli lì per me, non significherebbe nulla. È gustandoli con qualcuno in particolare che può condurci ad essere felici. Siamo quello che mangiamo, trasformiamo il cibo in nutrimento oppure in stress e cortisolo od altri veleni, dipende da come stiamo mentre mangiamo.
Potrei dire che Referral Tasting è felicità condivisa. È anche vita, è curare e nutrire le relazioni. Quindi come trasportare il gusto dell’esperienza estetica del bello a tavola in area business? Tramite l’approccio relazionale, e non transazionale, al business. Questa è la congiunzione e soluzione ai soliti pranzi di lavoro che si consumano in genere di corsa e come se fossero l’incomodo da superare per finalmente parlare dell’affare.
Il business è originariamente procacciare cibo per la famiglia, se ci pensiamo bene. L’opera umana, l’imprendere, ci aiuta a godere maggiormente di quello che abbiamo da condividere a tavola. Ci dà diritto di essere soddisfatti. Il lavoratore crea, produce e procaccia cibo per sé e per i propri cari.
Referral Tasting va oltre, è fare e procacciare quello che fa star bene, non solo cibo. Procacciamo il cibo per vivere a pieno un momento ricco di godimento insieme ai nostri cari.
Per far questo cosa serve? Il primo passaggio è mettersi in discussione e discutere le nostre scelte ed il nostro fare istintivo. Questo mi ha accompagnato per una vita. Condividere questo progetto non è stato semplice: come far passare un fiume in piena che mi sgorga dal cuore, in un imbuto stretto quanto un metodo regolato e strutturato utile ad essere applicato da terzi per il raggiungimento del proprio obiettivo.
Oggi sento una certa responsabilità nel dire che questo metodo non può fermarsi solo ad un libro, oppure ad un prontuario ‘del cosa e del come’ fare business a tavola. Nel corso del 2019 è nato infatti il libro ‘Business a tavola ovvero Referral Tasting’.
Il libro è stato solo un inizio, un dichiarare il manifesto d’intenti per una rivoluzione: mettersi in discussione ed aprirsi ad un cammino nuovo fatto di percezione sensoriale che porta felicità anche oltre sé stessi facilitando e nutrendo relazioni d’affari. Un cammino, un percorso per avere cura delle relazioni ad un livello più alto.