Credito relazionale
Quando utilizziamo la parola credito, è immediata l’associazione ad un rapporto bancario piuttosto che alla sfera relazionale interpersonale. Pensiamo magari alla carta di credito, un “avere” da vantare verso qualcuno, insomma, una posizione vincente legata al denaro e che al tempo stesso ci faccia stare dalla parte opposta del debitore, almeno a livello reputazionale.
Ma perché e così faticoso stare nella posizione del debito? Che poi, a differenza del credito, siamo pronti subito a trasferire il concetto del “dovere qualcosa a qualcuno” anche all’esterno delle transazioni economiche. “Te lo devo”, “sei stato buono con me sono in debito”, “mi voglio sdebitare con te”, come se questa posizione debitoria equivalga ad uno svantaggio relazionale: non voglio debiti con nessuno, voglio sbrigarmi a restituire il favore. Un rapporto di credito-debito che genera lontananza e diffidenza anziché fiducia. Lo sai che originariamente il concetto di credito-debito era l’opposto?
Se pensiamo al credito difficilmente slittiamo questa parola sulle relazioni “ho un credito verso di te perché ti ho fatto un favore”, ci sentiremmo dei “padrini” impacciati e buffi nei panni di Don Vito Corleone quando si rivolse ad Amerigo Buonasera: <<Un giorno, e non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio, fino ad allora consideralo un regalo per le nozze di mia figlia>> (Il Padrino). Come se lo scambio di favori fosse macchiato da atteggiamenti finalizzati a qualcosa di poco chiaro, che creano una pendenza verso il futuro generando stati ansiosi. Si preferisce mettere subito in chiaro il dare e l’avere per non rischiare incomprensioni dopo.
Allora andiamo alle origini, alla nascita di queste parole:
Debĭtus, participio passato di debere, significa “dovere”. Sarà che è legato proprio ad un senso di dovere, e che questo senso prezioso è influenzato dal pregiudizio reputazionale: essere in debito per la nostra società è una posizione estremamente svantaggiosa che si tende a coprire, a non manifestare.
Ed essere in credito invece? Perché nelle relazioni non riusciamo a trasporre il concetto di credito fuori dal lato economico e lontano dal sentirsi legati a qualcuno, non liberi? Eppure dal latino credĭtum “cosa affidata” comprendiamo come la parola abbia radici estremamente relazionali prima che transazionali e debitorie! Anzi, direi che se non nasce la credibilità, la fiducia, non possiamo imparare ad “affidare cose”, ad avere crediti verso le persone. Con troppa leggerezza si creano crediti e debiti, senza prima instaurare un periodo di amicizia e profondità tale per cui tutto passi per la fiducia e non ci si senta in debito e risulti una gioia generare crediti!
Cosa intendo? Pensiamo alla relazione come ad un salvadanaio. Il dedicarsi a scegliere di non godere subito di qualcosa, può portarti ad avere qualcosa di grande domani. Metti lì le monete, senza troppo calcolare o pensarci, ma con l’amore di custodirle, quindi senza sperperi. Non è quantificabile a priori cosa ne faremo in futuro, lo possiamo pianificare solo come esercizio personale verso una consapevolezza: se li metto lì, li ritroverò.
Trasportandolo in tema relazionale, proviamo a considerare la costruzione della relazione proprio come ad un nuovo salvadanaio in cui non mettiamo delle monete, dei soldi, ma delle azioni che possano fare bene alla relazione perché fanno bene all’altro da noi coinvolto nella potenziale nuova sinergia. Iniziamo a stare bene godendo in misura sempre più grande nel sapere di avere un salvadanaio del credito relazionale pieno di azioni a favore degli altri, in modo sincero e non finalizzato. Questo arricchisce il salvadanaio di crediti non esigibili per scelta, ma crediti nel senso letterale del termine: credito = cosa affidata. Affidiamo la nostra energia, la nostra idea, noi stessi, le nostre migliori referenze e soluzioni, impiegando tutto questo nelle azioni volte al successo della relazione, senza pensare di dover riscattare dei crediti, esigere dalla persona, ma dal salvadanaio relazionale in un futuro non pianificato, dalla relazione stessa, dal noi che si sta venendo a creare. Un passaggio dall’io al tu, per arrivare al territorio comune del salvadanaio, il noi, dove il credito è esigibile solo dal successo della relazione stessa. In questo territorio è limitativo prendere 10 dando 10, ma succede che dando 10 spesso e volentieri, senza esigere nulla, si crea 20 insieme!
Quando l’ingaggio è voluto da ambo le parti tutto prende significato, si moltiplica la fiducia e le possibilità di profittabilità, il nostro conquistare crediti relazionali è uno dei sistemi più importanti per far evolvere la nostra professione. Il credito ci chiama a mettere in campo beni ed energia che servono a conquistare fiducia nella relazione.
Nel marketing delle relazioni professionali, il dare equivale a farsi conoscere umanamente e professionalmente, a conquistare la fiducia e permettere all’altro di farsi conoscere per conquistare la nostra fiducia. Dare non è creare un debito dell’altro verso di noi che lo faccia sentire compromesso, legato, ma mettere noi nella condizione di metterci alla prova nella relazione, per vincere insieme, senza creditore e debitore. Questo libera anche l’altro, che non si sente più in debito, ma gode ciò che gli doniamo creando gioia nella relazione.
Un’ultima considerazione: pensiamo di donare liberalmente anche quando poi non accade nulla! Quando decidiamo che quella relazione non è per noi, restiamo positivamente a credito non esigibile. Come potremmo decidere di essere avventati in una relazione se prima non la proviamo? E scegliamo di testarla proprio con il dono, per il piacere di donare.
Allora significa continuare a dare per sempre senza mai ricevere? Non si intende questo. Il suggerimento alla fine di questo articolo è quello di essere i primi a dare, a dare senza pensare di ricevere e di far sentire l’altro in debito. Riempiremo in questo modo il nostro salvadanaio di crediti relazionali di cose bellissime che profumano di abbondanza. Il mondo intorno a noi risponderà con la stessa abbondanza moltiplicando le opportunità anche per noi, che matureranno dal credito relazionale positivo non esigibile.